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Artroscopia chirurgica
Autore: Filippo Maria Surace 15 giu, 2022
In cosa consiste la chirurgia artroscopica, quali patologie possono essere diagnosticate e curate attraverso questa procedura? Quali sono i vantaggi dell’artroscopia e la differenza con la chirurgia tradizionale
protesi di ginocchio
Autore: Filippo Maria Surace 13 giu, 2022
Una protesi di ginocchio è un presidio ortopedico che sostituisce in parte o completamente l’articolazione del ginocchio nel caso di particolari patologie che ne inficiano, parzialmente o totalmente, la funzionalità.
Autore: Filippo Maria Surace 04 mag, 2022
La nuova terapia utilizzata nell’ambito ortopedico per curare svariate patologie, l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali (MSC). Un trattamento innovativo per trattare vari danni cartilaginei, evitare alcune protesi e ritardare l’artrosi, scopriamo come funziona. Cosa sono le cellule mesenchimali Definite anche cellule staminali mesenchimali (MSC), sono capaci di generare varie cellule del tessuto scheletrico quali: la cartilagine le ossa il grasso del midollo osseo Questa tipologia di cellule sono molto forti e si trovano nel midollo osseo, hanno un importante ruolo nel riparare tessuti. Le loro principali proprietà sono: immunomodulatorie (regolano il sistema immunitario) anti – infiammatorie riparazione di tessuti danneggiati Sono cellule diverse da quelle ematopoietiche, le cellule staminali del sangue , per intenderci, queste ultime sono presenti nel midollo osseo anch’esse, non producono tessuti ma il sangue. La ricerca sta avanzando e le cellule staminali MSC sono utilizzate per sanare sia cartilagine che ossa. Studi scientifici asseriscono che le cellule in questione possono essere utilizzate anche per la formazione di nuovi vasi sanguigni, un punto cruciale per poter apportare cure significative per molte patologie anche cardiache. Leggi l'articolo completo su www.dossiersalute.com
Autore: Filippo Maria Surace 16 feb, 2022
Lo sviluppo del dispositivo medico e della pratica chirurgica. Gli studi computazionali di simulazione del comportamento biomeccanico di un dispositivo medico sono diventati ormai centrali per la ricerca e l’ottimizzazione delle prestazioni del prodotto. In particolare, sono strumenti che permettono di studiare preventivamente l’interazione con le strutture anatomiche in relazione alle proprietà biologiche cercando di individuare il modello numerico che possa portare a risultati più fedeli possibili alle condizioni reali. All’interno del Politecnico di Torino , presso il dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica ( DISEG ), il team del BioInspired Nanomechanics Lab della Prof.ssa Cecilia Surace composto dai ricercatori Mariana Rodriguez, Vito Burgio e Stefano Re, in collaborazione con la figura di Francesco Di Giovanni (Product Specialist presso l’azienda Medistar di Torino) e la figura del chirurgo ortopedico Dott. Filippo Maria Surace, sta portando avanti uno studio di analisi digitale computazionale agli elementi finiti sui comparti ossei dell’articolazione sottoposti a interventi chirurgici di protesizzazione. Lo studio si propone di individuare il corretto inserimento di una protesi di ginocchio osservando le condizioni di sollecitazione sull’osso femorale e tibiale al variare dell’angolazione di resezione del tessuto osseo al fine del miglior accoppiamento con i componenti protesici. Per la parte di acquisizione 3D il team del Politecnico si è dotato dello scanner professionale Einscan PRO HD Shining3D che, in combinazione con l'Industrial Pack composto da treppiedi e piano rotante , è perfettamente studiato per la scansione fissa a massima accuratezza che garantisce l’acquisizione fino al più piccolo dettaglio, anche per corpi di dimensioni al di sotto dei 10 cm. Invece nella modalità manuale lo scanner si presta perfettamente alla scansione di componenti di dimensioni maggiori con accuratezza fino a 0.04 mm perfetto per componenti meccanici ed elettrici altamente dettagliati.  Leggi l'articolo completo su: https://www.creamed.it/
Autore: Filippo Maria Surace 02 feb, 2022
Affidata al dottor Filippo Maria Sur ace, è stata avviata la ricerca incaricata di comparare le tecniche d’intervento tradizionali e quelle innovative negli interventi di protesizzazione totale del ginocchio. In Fornaca è disponibile il navigatore chirurgico utilizzato per cercare maggior precisione e accuratezza degli interventi. Nasce da una collaborazione tra la Clinica Fornaca e i […]
Autore: Filippo Maria Surace 19 nov, 2020
“Cos’è una protesi di ginocchio? Una protesi di ginocchio è un presidio ortopedico che sostituisce in parte o completamente l’articolazione del ginocchio nel caso di particolari patologie che ne inficiano, parzialmente o totalmente, la funzionalità. Quando è necessario ricorrere alle protesi? Se l’articolazione del ginocchio viene colpi- to da patologie tali da non consentire al paziente lo svolgimento di una normale attività motoria, o tali da generare un dolore peggiorativo della qualità di vita, ci si sottopone solitamente ad intervento di artroprotesi. In generale, le patologie che conducono all’intervento di artroprotesi sono di tipo degenerativo, dunque artrosi, o infiammatorio, cioè artrite reumatoide, psoriasica, sieronegativa. L’artrosi e l’artrite, soprattutto se in fase avanzata, comportano spesso il ricorso alla sostituzione protesica Come insorgono queste patologie? Spesso, quando si parla di artrosi, si intende una patologia primitiva la cui insorgenza è determinata dalla familiarità, dal morfotipo e dall’ambiente - da tempertura e umidità - a cui è sottoposta l’articolazione durante la vita. A volte però la degenerazione di un’articolazione avviene in seguito a traumi pregressi che hanno danneggiato in maniera più o meno importante l’articolazione, oppure dopo interventi precedenti che hanno in qualche modo indebolito l’articolazione ri- muovendo integralmente un menisco, solo in parte compromesso. Un altro elemento devastante per l’articolazione del ginocchio è il peso. È bene sapere, che nel normale ciclo del passo, il peso incide di tre volte sull’artico- lazione femoro-tibiale; lo stesso accade su quella femoro-rotulea nell’affrontare le scale in salita e in discesa; inoltre, il peso può incidere durante un salto di oltre 20 volte la sua entità: colui che è in sovrappeso di un kg, durante l’atterraggio, avrà il proprio ginocchio gravato di 20 kg in più. Un comparto, poi, può essere più soggetto a deformità e degenerazione se l’asse del gi- nocchio è diverso da zero gradi: più le ginocchia sono vare, cioè a forma di parentesi, e più il comparto interno viene ad usurarsi. Il comparto esterno, invece, tende a degenerare maggiormente in caso di ginocchia valghe, le cosiddette ginocchia a “x”. Come già accennato le ginocchia possono altresì ammalarsi di patologie infiammato- rie o di patologie reumatiche. La sintomatologia in questi casi varia leggermente, essendo questa presente anche a riposo e di notte. Microscopicamente, le lesioni a carico delle articolazioni sono diverse e spesso sono coinvolte nella degenerazione anche le strutture capsulo-legamentose. Esistono diversi tipi di protesi? Oggi le protesi possono essere classificate in base ai comparti sostituiti, al criterio di fissazione sull’osso, alle caratteristiche del design e alla loro filosofia funzionale. gli studi scientifici recenti e le sperimentazioni successive mirano a far sì che il ginocchio protesizzato assomigli sempre di più a quello nativo, sia dal punto di vista morfologico sia da quello funzionale, in maniera tale da permettere all’individuo di ripristinare una qualità̀ di vita assolutamente adeguata ai tempi in cui viviamo. Concetti come pivot mediale, cioè il perno mediale stabilizzatore del condilo mediale nella flesso-estensione, e roll back - cioè il rotolamento e l’avanzamento del condilo femorale mediale e il rotolamento e la sublussazione del condilo femorale laterale nella flessione del ginocchio - sono intrinseci al movimento fisiologico del ginocchio. Lo sforzo delle aziende di settore è proprio quello di riprodurre tali concetti nel ginocchio protesizzato. Dopo quanto tempo la protesi è da sostituire? La durata della protesi ben posizionata può essere superiore ai 25 anni. I pazienti che si sono sottoposti a questo tipo di intervento sono soddisfatti? La percentuale di pazienti soddisfatti dopo l’intervento di protesizzazione del ginocchio varia dall’80 all’85 % dei pazienti operati. Normalmente i pazienti con i risultati migliori sono quelli informati e motivati. L’ospedalizzazione, anche grazie ai nuovi protocolli riabilitativi e anestesiologici, sta diminuendo progressivamente, lasciando spazio in molti ospedali ai ricoveri “fast track” da 3 a 5 giorni. Attualmente questo tipo di protocollo di ricovero viene applicato in Italia, soprattutto a pazienti selezionati, che siano motivati, senza importanti patologie associate, e che vivono in contesti familiari non negligenti.”
Autore: Filippo Maria Surace 18 set, 2020
Come si trattano le lesioni dei legamenti crociati del ginocchio? Lo spiega Il Dott. Filippo Maria Surace, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Torino Cosa sono i legamenti crociati? I legamenti crociati, anteriore e posteriore, evitano che la tibia si sposti in avanti o indietro rispetto al femore. Inoltre, la direzione obliqua rispetto agli assi corporei fa sì che i crociati partecipino anche alla stabilità torsionale e medio-laterale dell'articolazione. Quando i legamenti sono lesionati, però, si perde la stabilità del ginocchio. Quali sono le lesioni dei legamenti crociati più frequenti? I traumi che più causano la rottura dei legamenti crociati sono quelli di tipo distorsivo. Spesso la rottura di un crociato si accompagna anche a lesione dei legamenti collaterali, del legamento antero-laterale e dei menischi. La lesione dei legamenti crociati può considerarsi un tipico infortunio sportivo, per questo i soggetti più a rischio sono i giovani e i giovani-adulti attivi. In generale, il legamento crociato anteriore è più esposto al rischio di lesione. Quali sono i sintomi di una rottura dei legamenti crociati? Il primo segnale della rottura di un legamento crociato è l’emartro, cioè un versamento di sangue che distende l'articolazione. L’intensità del dolore e il livello dell’impotenza funzionale dipendono dalla gravità della rottura legamentosa, dalle eventuali lesioni associate e dalla distensione della capsula articolare. La sintomatologia acuta si risolve nel giro di 2 o 3 settimane e, se non vi sono altre lesioni, il paziente solitamente recupera anche parte della funzione articolare. Resta, comunque, una sensazione di instabilità che impedisce la pratica sportiva. Come si diagnostica la rottura dei legamenti crociati? Per confermare il sospetto clinico, l’Ortopedico può richiedere una Risonanza Magnetica, che evidenzierà l'interruzione dei fasci legamentosi e le eventuali lesioni associate. Come si trattano le lesioni dei legamenti crociati? Il legamento crociato posteriore, grazie alla sua vascolarizzazione, può cicatrizzare, mentre il crociato anteriore non può guarire. La sua vascolarizzazione, infatti, è insufficiente a sostenere i processi riparativi. Una volta rotto del tutto, il legamento crociato anteriore degenera irreversibilmente; se lesionato in parte, può cicatrizzare malamente formando aderenze sul crociato posteriore. Questo può determinare, oltre all'instabilità, anche deficit articolari. Per quanto riguarda il crociato posteriore, è importante che il trattamento d'urgenza sia idoneo: il ginocchio dev’essere immobilizzato in estensione per 5-6 settimane per ottenere la cicatrizzazione del legamento. Successivamente, si inizierà un programma riabilitativo per il recupero dell'articolarità. Solo in casi molto gravi si ricorre alla ricostruzione chirurgica, utilizzando il prelievo di tendini della coscia. Il crociato anteriore, invece, non richiede provvedimenti specifici in urgenza, in quanto non può guarire spontaneamente. Mentre in passato si tendeva ad evitare di sottoporsi a Risonanza Magnetica Nucleare in acuto e si differiva l'intervento di ligamentoplastica a focolaio infiammatorio intra ed extrarticolare raffreddato, oggi l'orientamento diagnostico-terapeutico, soprattutto negli sportivi agonisti/ professionisti, consiste in artrocentesi, RMN intervento in acuto e riabilitazione. La chirurgia dei legamenti crociati La chirurgia artroscopica ricostruttiva si rivela un importante aiuto per i pazienti giovani e per gli sportivi: si sostituisce il legamento danneggiato con un innesto tendineo prelevato, solitamente, dallo stesso ginocchio. Quando il paziente ha più di 40 anni, la decisione di operare dipende dal livello di attività sportiva del paziente. Se, infatti, il paziente conduce una vita sedentaria, allora può convivere senza particolari disturbi con i postumi di questa lesione. Esistono anche delle procedure esterne (tenodesi) che possono essere associate alla ricostruzione artroscopica. Il chirurgo ortopedico “scolpisce” una bandelletta del tendine del tratto ileo-tibiale (laterale al femore) e la ribatte su se stessa dopo averla fatta passare sotto il legamento collaterale laterale. Questo tipo di intervento migliora la stabilità rotazionale, e può essere indicato nelle lesioni parziali e nei soggetti non sportivi. Per tornare a praticare sport, bisognerà aspettare 6 mesi e seguire un programma riabilitativo personalizzato. Già dopo un mese il paziente è in grado di camminare bene e di guidare.
Autore: Filippo Maria Surace 18 set, 2020
“Il ginocchio nella Chirurgia ortopedica: stato dell’arte e possibilità di sviluppo nella protesica e nella stabilizzazione legamentosa delle articolazioni femoro-tibiale e patello-femorale”. Ne ha parlato lo scorso 11 novembre al corso di laurea in Ingegneria biomedica del Politecnico di Torino il dottor Filippo Maria Surace, specialista dell’équipe di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gradenigo diretta dal dottor René Joseph Negretto. L’intervento del dottor Surace s’è inserito nel corso di “Scienza delle bio e nano costruzioni” e ha rappresentato l’ennesima occasione di incontro tra Humanitas Gradenigo e il Politecnico di Torino: «Da alcuni anni – conferma il dottor Surace – tengo agli studenti questa lezione che parla del ginocchio, dal punto di vista anatomico e meccanico. Per parecchi di loro diventa l’occasione per un approfondimento che in diversi casi diventa l’oggetto della tesi di laurea». Si tratta perciò di un’occasione che va ben oltre l’incontro in aula: «Con questi studenti nasce un’autentica collaborazione – prosegue il dottor Surace -, fatta di continuo aggiornamento teorico e di esperienze pratiche che, nei laboratori abilitati, testano l’efficacia degli studi realizzati dai futuri e neo ingegneri. Alcune di queste tesi di laurea vengono successivamente approfondite fino a diventare pubblicazioni scientifiche. Nel complesso, realizziamo un contributo allo sviluppo della Chirurgia del ginocchio, dalla protesica alla plastico-legamentosa. Se per gli studenti si tratta di avere l’opportunità di studiare e sperimentare i dispositivi che torneranno loro utili nel mondo del lavoro, a me personalmente quest’esperienza funge da ulteriore stimolo per un continuo aggiornamento sul mondo del ginocchio». Quello della Chirurgia di ginocchio è peraltro un ambito in continua evoluzione: «Vale per tutta l’Ortopedia e non solo per il ginocchio – conclude il dottor Filippo Maria Surace -: non bisogna mai fermarsi né “abituarsi” alle solite tecniche, occorre invece provare nuovi percorsi per migliorare sempre di più e mettere a disposizione del paziente strumenti di cura ancora più efficaci».
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